A mezz’ora dal via della nostra batteria qualcuno aveva sottolineato la presenza di ben 26.000 zwifters sulla piattaforma, numeri inimmaginabili neanche durante la pandemia. Bene? Anche no, visto che potrebbe essere la concausa delle disfunzioni sofferte da alcuni di noi, me compreso (per fortuna solo dopo aver tagliato il traguardo). In particolare il nostro sfortunatissimo Luigi Buso, al quale il London Loop Reverse risulta ancora una volta fatale, ricordando ciò che era accaduto lo scorso giovedì, durante la Full Gas Experience, sempre sullo stesso percorso. Ma veniamo alla cronaca. Avevo notato nel nostro girone la presenza di ben tre team danesi i cui riders presentavano valori e ranking da far intimidire gente di categorie superiori alla nostra, e la cosa non mi piaceva affatto. E non mi sarei sbagliato. Come già anticipato, Luigi dopo un’ora abbondante di riscaldamento per le vie di Londra (scelta che permetterebbe di restare nello stesso mondo in cui si gareggia e quindi di ottimizzare i tempi di entrata in griglia) con suo e nostro disappunto si ritrova l’app bloccata sul dispositivo e benché ci fossero ancora 5 minuti buoni per resettare, non c’è verso di unirsi in griglia con noi. Conoscendo Luigi, siamo preoccupati per la “salute” del suo PC portatile. Personalmente ho un po’ accusato il colpo, perché Luigi è un nostro punto di riferimento, e al via mi sentivo alquanto frastornato. Ma sono il capitano, devo dare l’esempio, e condurre il team al di la delle difficoltà che si presentano. Primi chilometri, gruppo compatto, Fulvio, Paolo, Stefano, Luca ed il sottoscritto. Ma alla prima ascesa al Fox Hill si aprono le danze. I danesi cominciano a menare, nella colonna di destra si vedon solo le loro bandiere… e le nostre; il gruppo si allunga, si sgretola, tre furie rosse vanno in fuga, noi cerchiamo di non perdere pezzi per strada. Restiamo in quattro li davanti, Luca ci segue con il secondo gruppetto. Scolliniamo, passiamo sul Kom in 5’58”, 16 secondi peggio di giovedì scorso, ma siamo ancora davanti. Mettiamo mano alle incudini per raggiungere i fuggitivi ma non basta, anche perché i danesi rimasti nel nostro gruppo, giustamente, non collaborano. In compenso il nostro Stefano perde le ruote del gruppo in discesa, staccandosi di qualche secondo; si ricongiungerà strada facendo col gruppo di Luca e continueranno insieme fino in fondo. Davanti sono rimasti in due, uno s’è staccato e lo abbiamo assorbito, ma arriva il secondo Fox Hill. Durissimo. A circa metà salita si stacca Paolo, io e Fulvio resistiamo; ma proprio a pochi metri dalla sommità l’acido lattico mi taglia le gambe e sono costretto a staccarmi: che rabbia! Il tempo sul kom naturalmente è peggiore del primo, ma pasienza. Fulvio riesce a stare incollato. Le speranze di ricongiungermi con lui, come era successo cinque giorni prima, sono vane: i due che mi raggiungono non tirano, anzi, in discesa, favorito dall’incudine e dal supertuck, sono io che mi avvantaggio su di loro, arrivando a 9 secondi dal gruppo davanti, ma una volta arrivata la pianura mi rendo consapevole che non ce la farò mai da solo nell’impresa. Attendo gli altri. Posizioni e distacchi immutate fino al traguardo dove sia io che Fulvio sbagliamo il timing dello sprint ma comunque chiudiamo con delle onorevoli posizioni: 13° Fulvio, 18° Tedesco, 28° Paolo, 29° Stefano, 30° Luca, che comunque, su 64 partenti, son punti buoni. Infatti alla fine occupiamo la sesta posizione, anche correndo in cinque contro team al completo. Naturalmente nelle prime tre posizioni, manco a dirlo, tre team danesi. C’è solo il rammarico per il grande Luigi, che se avesse potuto andare a segno, e sicuramente lo avrebbe fatto, con i suoi punti avremmo sicuramente insidiato la terza posizione. Ma ci rifaremo, sono molto fiducioso, bravissimi tutti.
Miky Tedesco
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